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OASI  MARIANA  BETANIA – VIA COLLE PIZZUTO – ALVITO (FR)

 

SCUOLA DI PREGHIERA --- Domenica 15°del Tempo Ordnario - Anno C

………………………….…… Con Maria per Gesù al Padre nello Spirito

                 Adorazione  - Giovedì 12 luglio 2007

 

 

*** Canto di esposizione e invocazione di adorazione

Sac.: Sia lodato e ringraziato ogni momento.                                                                Tutti: II Santissimo e Divinissimo Sacramento.                  gloria….

Con Maria……..

Sac: Apriamo il nostro cuore davanti a Gesù Eucaristia, così come Maria lo apriva all’azione dello Spirito e diciamo:

Tutti:

Come Maria, o Gesù, la tua e nostra Mamma celeste,

abbiamo il dono di portarti in noi,

dopo averti ricevuto nell’Eucaristia

e dopo esserci nutriti della tua Parola viva e trasformante

per l’azione del tuo Santo Spirito.

Davanti a te, in questo momento,

vogliamo non soltanto confermare questa nostra fede,

ma affidarci a lei, e lasciarci condurre per mano,

perché ci guidi dentro il mistero della tua Parola e del tuo Amore.

Invia il tuo Spirito su di noi

perché la Parola che ascoltiamo,

accolta, meditata e custodita nel più intimo di noi stessi

porti frutto secondo il desiderio di ciascuno

e soprattutto, in conformità alla volontà del Padre,

diventi liberante da ogni nostra pigrizia ed egoismo,

tenga lontano ogni malvagità,

ci sostenga nelle difficoltà e nelle tribolazioni,

ci aiuti a combattere e a superare la tentazione

e ci guidi passo passo in ogni istante della nostra vita

fino al giorno in cui, nel compimento beato della nostra speranza,

possiamo sperimentare e godere la verità piena della tua promessa. Amen 

Sac: Madre di Gesù e madre nostra

Tutti: Guidaci a Cristo Via al Padre, Vita, Verità e salvezza di ogni uomo.

***Invocazione e canto allo Spirito

Per Gesù              Parola del Padre - Invito all’ascolto.

Guida: Gesù è parola del Padre per noi. Lui stesso ha detto: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”. (Lc 11, 28).

T: E noi gli diciamo:“Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”.    (1 Sam  3, 10).

Il sacerdote legge la Lettura biblica . (Lc 10,25-37)

 

Lettura dal Vangelo di Luca :

Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».

E Gesù: «Hai risposto bene; fà questo e vivrai». Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Và e anche tu fà lo stesso».

 

 

T:“Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 119, 105)

 

 *** Meditazione.

 

 

"1L -“E chi è il mio prossimo?”
Nel dottore che interroga Gesù,  purtroppo  non c’è la voglia di mettere in pratica la Legge (che conosce tanto bene) e così meritare la vita eterna, bensì il subdolo desiderio di mettere alla prova Gesù. Il dottore della legge vuole sapere fin dove si spinge l’obbligo di amare il prossimo e Gesù e nella Sua risposta rivela orizzonti inaspettati. Nella risposta di Gesù non vi sono  limiti , nè discriminazioni . La categoria di prossimo è universale, non esclude nessuno, neppure il nemico,  per prossimo si intende l’uomo per sè stesso, non per qualcosa di aggiuntivo alla sua realtà, parentela, amicizia, simpatia.
Con la “parabola del buon samaritano “ Gesù vuole dimostrare che il vero  amore verso il prossimo non è restrittivo  e il samaritano, ritenuto dai giudei incredulo e peccatore, viene proposto come modello al sapiente dottore e a chi, come lui, si ritiene giusto e impeccabile osservatore della legge.
Nella pratica della carità cristiana abbiamo generalmente un concetto errato di quello che significa prossimo. In genere confondiamo prossimo, che vuol dire vicino, non lontano, con l’uomo che vive ed è abbastanza lontano da noi.
Chi è il nostro prossimo? È l’altro che incontriamo sul cammino della nostra vita, è colui che cresce, lavora, si rallegra o piange al nostro fianco, è colui che non vediamo perché passiamo senza vederlo per non coinvolgerci, colui che è vittima dell’ingiustizia e indifferenza umana e sociale.  Non immaginiamo  un prossimo che è lontano, che sta morendo a causa delle guerre, o che languisce di fame in Africa.
Non immaginiamo cercando di praticare una carità astratta.
Non perdiamo il tempo a chiederci costantemente chi sia il nostro prossimo, per potergli dimostrare che l’amiamo.
Amare cristianamente il prossimo è vivere, in costante preoccupazione, per la felicità terrena ed eterna di tutti coloro che, per volontà di Dio, passano al nostro fianco nel cammino della vita ed il cui destino è determinato anche dalla  nostra disponibilità.

Evitiamo un fare pietoso e compassionevole, che è caricatura della pietà, e ci rende estranei alle necessità del prossimo, e procuriamo di avere sempre la sensibilità del samaritano, perché il nostro apostolato non si limiti ad assicurare il pane ma semini il vero cibo che è la parola dell’Amore;  a nulla serve definire chi è il prossimo se non ci si fa prossimi.  “Figlioli non amiamoci a parole ne con la lingua, ma coi fatti e nella verità” leggiamo nella lettera di San Giovanni ed è un invito sempre valido, ieri come oggi, per creare tra gli uomini il vero spirito di comunione e di pace.

 

 

 

2L-Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore… e il prossimo tuo come te stesso”.

La capacità di amare del cuore umano è limitata, se il cuore stesso non viene riempito di carità soprannaturale che  l’amore di Dio riversa nei nostri cuori. È la carità  che trasforma il  cuore, essa è l’amore stesso di Dio che si insedia nel nostro cuore, lo dilata, gli conferisce un’estensione ed una forza che nessuno immagina. È Dio stesso che, se glielo permettiamo, viene dentro di noi, che vuole amare per tramite nostro, e quanto più liberamente l’accogliamo tanto più meravigliosi e visibili sono i suoi doni. Un giorno San Francesco d’Assisi viaggiava a cavallo, quando s’imbattè in un lebbroso che gli chiese l’elemosina, S. Francesco inorridito gli gettò la borsa piena di scudi e fuggì via.
Ma ecco che, per divina ispirazione, fermò di botto il cavallo, tornò indietro, si avvicinò al lebbroso e lo abbracciò fraternamente. Nel suo cuore avvenne un rivolgimento, non pietà umana  ma carità divina che gli fece vedere nel lebbroso il volto di Gesù da amare .
Questo chiede il Signore, di prestargli il nostro cuore per farne uno strumento per amare gli uomini. Se si vuole guadagnare la vita eterna Gesù chiede di andare oltre; amare Dio con tutto il cuore e amare il prossimo come se stessi, a volte per noi un atto formale fatto “per amore di Dio” invece che “con l’amore di Dio”. Ma qual è il modo di amare di Dio?
Il suo è un amore fedele, magnanimo, gratuito, che non cerca tornaconti, e allora lasciamo che Dio si faccia spazio nel nostro cuore e lo renda un cuore palpitante, che batta all’unisono con il Suo, perché la divina carità diventi forza inventrice, creatrice, rivoluzionaria, così che possiamo cogliere ogni sfumatura, ogni gradazione, ogni possibilità di iniziativa .

 


1L-“Per caso un sacerdote scendeva in quella medesima a strada e quando lo vide passò oltre…”

Il sacerdote e il levita adempivano il loro servizio nel Tempio di Gerusalemme e avrebbero dovuto incarnare pienamente il comandamento dell’amore di Dio, eppure nel vedere l’uomo  in difficoltà non solo non si fermarono ma addirittura passarono oltre, quasi come se volessero cambiare strada. Forse credendo quell’uomo morto  hanno evitato di aiutarlo per sottrarsi all’impurità che si contraeva toccando un cadavere.  O forse hanno pensato che Dio lo si potesse trovare solo nella stretta osservanza della legge, o in lunghe ore di meditazioni e preghiere e magari si sentivano anche a posto con la coscienza perché erano stati al tempio: avevano assolto un “dovere” poi, al di fuori del tempio, non era affare loro.
Ma il culto, senza la carità, è un culto falso, infatti “chi non ama il proprio fratello che vede come può amare Dio che non vede?” (1Gv 4, 20).comunque tanto il sacerdote quanto il levita hanno fatto i loro calcoli pensando che la carità si può programmare  e organizzare secondo un piano stabilito dalle proprie ragioni senza scomodarsi, scegliendo le persone da amare, le più degne e meritevoli, se qualcuno ci sta scomodo si passa “oltre”!

 

 

 2L-“Vai anche tu e fa lo stesso”

Gesù vuole spronarci ad uscire da noi stessi, e ci invita a non fermarci, ma a mettere in gioco tutta la nostra vita pur di poter riconoscere anche nel nemico il fratello da amare. Il cristianesimo scaturisce da una fede basata sull’incontro reale con Cristo vivo e presente in mezzo a noi. E quando si incontra Cristo la vita cambia, diventa nuova, perché il cuore si apre all’amore, un’amore disinteressato e spontaneo, universale e gratuito, capace di perdono e pronto a donarsi sui bisogni altrui. Il vero cristiano infatti si identifica attraverso la testimonianza quotidiana di un amore donato a chiunque ed in qualunque momento il Signore lo chiede, perché Dio dimora in ogni uomo , e solo così si può realizzare la piena adesione alla Sua volontà.

 

 

 

 

                        ***Canto…….Silenzio, meditazione

 

 

Spunti per la meditazione e la preghiera

     

     

    *** La Parola si fa preghiera.

     

     

    Al Padre      - meta ultima della nostra vita.

    Prova a trasformare quanto hai meditato, in preghiera al Padre per dire la tua disponibilità e ringraziarlo per averti chiamato alla vita. Proponi la tua preghiera ad alta voce condividendola con i fratelli e sorelle.

    Le intenzioni saranno intercalate dalla seguente invocazione:

     

    I tuoi giudizi, Signore,danno gioia.

     

     

     

                                                                                                                                                                                                        

                    *** Canto per la Benedizione eucaristica .  Tantum ergo

     

     

    Tantum ergo Sacramentum
    veneremur cernui      (si china il capo)
    et antiquum documentum
    novo cedat ritui:
    praestet fides supplementum
    sensuum defectui.

    Genitori Genitoque   (si china il capo) laus et jubilatio,
    salus honor, virtus quoque
    sit et benedictio;
    Procedenti ab utroque    
    Compar sit laudatio. Amen.

    Adoriamo dunque prostrati

    un sì grande mistero

    e l’antica legge ceda

    al nuovo rito.

    La fede offra soccorso

    alla insufficienza dei sensi.

     

    Al padre e al Figlio

    siano lode e giubilo,

    salute, onore e potenza

    e benedizione,

    uguale glorificazione sia a Colui (lo Spirito Santo)

    che procede da entrambi.  Amen

     

     

     

     

    Sac: Preghiera                                                        (solo il sacerdote in piedi)

    O Dio, che nel mistero eucaristico ci hai dato il pane vero disceso dal cielo, fa’ che viviamo sempre in te con la forza di questo cibo spirituale e nell’ultimo giorno risorgiamo gloriosi alla vita eterna. Per Cristo nostro Signore. T – Amen


    ***Dopo la benedizione:
    Tutti: Dio sia benedetto…
    *** Canto per la comunione.