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OASI  MARIANA  BETANIA – VIA COLLE PIZZUTO – ALVITO (FR)

 

SCUOLA DI PREGHIERA --- XXIV Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

………………………….…… Con Maria per Gesù al Padre nello Spirito

                 Adorazione  - Giovedì 13 settembre 2007

 

 

*** Canto di esposizione e invocazione di adorazione

 

Sac.: Sia lodato e ringraziato ogni momento.                                                                Tutti: II Santissimo e Divinissimo Sacramento.

 

                

Con Maria……..

 

Sac: Apriamo il nostro cuore davanti a Gesù Eucaristia, così come Maria lo apriva all’azione dello Spirito e diciamo:

Tutti:

Come Maria, o Gesù, la tua e nostra Mamma celeste,

abbiamo il dono di portarti in noi,

dopo averti ricevuto nell’Eucaristia

e dopo esserci nutriti della tua Parola viva e trasformante

per l’azione del tuo Santo Spirito.

Davanti a te, in questo momento,

vogliamo non soltanto confermare questa nostra fede,

ma affidarci a lei, e lasciarci condurre per mano,

perché ci guidi dentro il mistero della tua Parola e del tuo Amore.

Invia il tuo Spirito su di noi

perché la Parola che ascoltiamo,

accolta, meditata e custodita nel più intimo di noi stessi

porti frutto secondo il desiderio di ciascuno

e soprattutto, in conformità alla volontà del Padre,

diventi liberante da ogni nostra pigrizia ed egoismo,

tenga lontano ogni malvagità,

ci sostenga nelle difficoltà e nelle tribolazioni,

ci aiuti a combattere e a superare la tentazione

e ci guidi passo passo in ogni istante della nostra vita

fino al giorno in cui, nel compimento beato della nostra speranza,

possiamo sperimentare e godere la verità piena della tua promessa. Amen 

Sac: Madre di Gesù e madre nostra

Tutti: Guidaci a Cristo Via al Padre, Vita, Verità e salvezza di ogni uomo.

 

 

 

***Invocazione e canto allo Spirito

 

 

Per Gesù              Parola del Padre - Invito all’ascolto.

 

Guida: Gesù è parola del Padre per noi. Lui stesso ha detto: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”. (Lc 11, 28).

T: E noi gli diciamo:“Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”.    (1 Sam  3, 10).

 

 

 

 

Il sacerdote legge la Lettura biblica (Lc 15, 1-32).

.

 

 

Lettura dal Vangelo di Luca :

 

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”. Allora egli disse loro questa parabola: “Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c’è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte”.
Disse ancora: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

 

T:“Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 119, 105)

 

 

 

 

 

 

 *** Meditazione.

 

 

 

 

1L

Leggendo d’un fiato le tre parabole lucane della misericordia, cogliamo un filo conduttore che le percorre: la conversione, ma più che di peccatori alla giustizia, di presunti giusti alla misericordia. Non a caso, accanto agl’interlocutori di Gesù – pubblicani e peccatori – l’evangelista annota la presenza di scribi e farisei che mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”.

Il figlio maggiore della parabola del padre misericordioso ne è l’esempio più evidente. Chi è costui? Un bravo ragazzo, diremmo a primo acchito: diligente, assiduo, lavoratore. Ma chiuso a riccio nel risentimento, serrato nel giudizio, pietrificato nel cuore. E soprattutto mille miglia lontano dall’amore del padre. Più lontano dello stesso fratello minore, che pur trova in cuore la forza di tornare, nella fiducia d’essere accolto, in ogni caso e nonostante tutto. E nell’invidia latente, il figlio maggiore s’arrabbia e ferisce il cuore del padre: “Io ti servo da tanti anni” – rimbrotta, riducendo così la sua stessa identità di figlio al rango di instancabile ma estraneo servitore. “Io” - ecco l’aculeo velenoso dei presunti giusti! – l’ego in azione che sclerotizza il cuore, puntando il dito nell’ira del giudizio. Un vero e proprio processo senza misericordia intentato nella freddezza del calcolo, avulso da magnanimità e speranza.
Anche noi siamo scribi e farisei quando prendiamo le distanze dal fratello che sbaglia e dichiariamo di non avere niente a che spartire con chi è caduto nella fossa del peccato, mentre pretendiamo di piegare il cuore di Dio alle nostre vedute, noncuranti dell’Amore che invita alla gioia per un peccatore convertito. Scribi e farisei, se guardiamo con occhi sprezzanti chi si è perduto e mormoriamo alle spalle di chi, vedendolo tornare a capo chino, gli corre incontro, gli si getta al collo e offre per lui il pranzo della festa. Quanto distante è da noi il regno di Dio!

                                                                                           

 

2L

Nel brano del vangelo troviamo nelle parabole che Gesù racconta, delle situazioni concrete che ci ricordano da vicino la nostra vita quotidiana: ci sono dei beni e tesori così grandi che si possono perdere, smarrire, frantumare, ma il cristiano credente cerca sempre di recuperarli in qualche modo usando amore, fiducia, misericordia e soprattutto senza mai farsi mancare la gioia e la speranza.

Ritrovare, far entrare, chiamare per far festa, lasciare per trovare: sono alcuni dei verbi che caratterizzano il brano del Vangelo e che si possono riassumere con uno solo: “accogliere”. Ci ricordano che lo scopo per cui siamo sulla terra è quello di sapersi sempre nella pupilla dell’occhio di Dio che “quand’era ancora lontano il Padre lo vide” come luce che dona vita alla pianta e vive esclusivamente di essa. Sono verbi, questi, che vanno coniugati nella relazione tra genitori e figli, amici, conoscenti. Dalla declinazione di tali verbi prende vita quella nuova tavola alla quale mangiare il cibo della relazione nutriente con Dio. Ci si guardi bene dal voler cercare altre tavole o surrogate di esse, perché è da queste che prende vita la relazione con Dio. Stare lontano da questa tavola comporta il cibarsi delle proprie opinioni e pensieri, giudicando chi – da peccatore agli occhi nostri, ma cercato come figlio agli occhi di Dio – si avvicina per essere parte integrante di questa tavola.

 

 

 

 

        ***Canto…….Silenzio, meditazione

 

     

Spunti per la meditazione e la preghiera

Sappiamo fare ordine nel nostro cuore per poter ritrovare le cose perdute, dimenticate? Sappiamo condividere con i nostri fratelli, gioire con loro per quello che vediamo, soffrire per quello che per un attimo abbiamo perso?

 

 

*** La Parola si fa preghiera.

 

 

Al Padre       - meta ultima della nostra vita.

Prova a trasformare quanto hai meditato, in preghiera al Padre per dire la tua disponibilità e ringraziarlo per averti chiamato alla vita. Proponi la tua preghiera ad alta voce condividendola con i fratelli e sorelle.

Le intenzioni saranno intercalate dalla seguente invocazione:

 

 

Donaci, Padre, la gioia del perdono.

 

 

Preghiera

Signore Gesù,
le parabole che abbiamo ascoltato aprono il nostro cuore alla gioia e alla festa,
ma nello stesso tempo ci invitano a saper valorizzare
i doni che Dio ci fa, senza pretendere chissà che
ma imparando a valorizzare e far diventare preziose anche le piccole cose.
Tu ci fai comprendere quanto possa essere debole e fragile la nostra natura umana
e nello stesso tempo ci fai conoscere la grande disponibilità del Padre
anche nei confronti delle nostre debolezze e miserie.
Quale potrà essere il modo migliore per manifestargli la nostra gratitudine
se non quello di non sciupare nulla di quanto ci dona
e di non allontanarci dalla portata del suo amore?
Ma se proprio questo dovesse succedere,
Tu, o Signore, ci insegni la via migliore di tutte per riavvicinarci a Te:
la via della conversione.
Ti chiediamo in particolare questa sera
di concederci una speciale conversione del cuore
che ci faccia aderire pienamente alla tua Parola
adeguare ad essa la nostra vita di ogni giorno
e vivere nella gioia e nella festa piena che tu sai offrire.

Amen

 

 

               

                *** Canto per la Benedizione eucaristica .  Tantum ergo

Adoriamo dunque prostrati

un sì grande mistero

e l’antica legge ceda

al nuovo rito.

La fede offra soccorso

alla insufficienza dei sensi.

 

Al padre e al Figlio

siano lode e giubilo,

salute, onore e potenza

e benedizione,

uguale glorificazione sia a Colui (lo Spirito Santo)

che procede da entrambi.  Amen

 

 
Tantum ergo Sacramentum

veneremur cernui (si china il capo)

et antiquum documentum

novo cedat ritui:

praestet fides supplementum

sensuum defectui.

 
Genitori Genitoque (si china il capo)

laus et jubilatio,

salus honor, virtus quoque

sit et benedictio;

Procedenti ab utroque   

 Compar sit laudatio. Amen.

 

Sac: Preghiera                                                        (solo il sacerdote in piedi)

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell'Eucaristia ci  hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i  benefici   della redenzione. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.   T –Amen.

 

 

 

***Dopo la benedizione:

Tutti: Dio sia benedetto…….

                                                                                                *** Canto per la comunione.