4a domenica di quaresima - Anno C - giovedì 15 marzo 2007


Canto di esposizione e invocazione di adorazione

Sac.: Sia lodato e ringraziato ogni momento. Tutti: Il santissimo e Divinissimo Sacramento. gloria….

 

 

Con Maria.....

Con Maria, nostra Madre

Sac: Maria, donna di fede, di speranza e di amore,
donna trasfigurata dallo Spirito con nel cuore e sul volto la pienezza di grazia e di amore, disponi in questo tempo di grazia il nostro orecchio e il nostro cuore all’ascolto della Parola di Dio, perché possiamo incarnarla nella vita di ogni giorno come ci hai insegnato



Tutti: Madre, che la maternità non contamina
e il trascorrere del tempo non scalfisce,
rendici partecipi della tua piena disponibilità alla Volontà del Padre e concedici la tua stessa apertura di cuore all’azione dello Spirito perché, accogliendo la Parola del tuo Figlio,
sappiamo affrontare coraggiosamente le difficoltà e le fatiche della vita e impariamo a rispondere il nostro “eccomi” con sempre maggiore entusiasmo,
sostenuti dall’insegnamento di Gesù tuo Figlio
del quale anche noi, come te, desideriamo farci discepoli per le vie dell’obbedienza e del servizio,
perché passando attraverso il mistero della croce e in una fedeltà operosa, giungiamo alla celebrazione della Pasqua eterna
dove tu insieme a lui ci attendi.

Tutti: Madre di Gesù guidaci a Cristo Via al Padre, Vita, Verità e salvezza di ogni uomo.

 


Invocazione e canto allo Spirito

 

 

 

Per Gesù....

Parola del Padre - Invito all'ascolto

 

 

Guida: Gesù è parola del Padre per noi. Lui stesso ha detto: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”. (Lc 11, 28).
Tutti: E noi gli diciamo: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. (1 Sam 3, 10).

 

 

Il sacerdote legge la Lettura biblica (Lc 15,1-3.11-32).

Lettura dal vangelo di Luca:

 

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: “Costui riceve i peccatori e mangia con loro”.
Allora egli disse loro questa parabola: “Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre.
Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”.

 

 






Tutti: “Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 119, 105).

 

 

Suggerimenti per la meditazione:

 

 1 L.  “…Il figliol prodigo …”

 

Nel brano di Luca appena ascoltato il figlio più giovane può essere visto come l'immagine dell'uomo occidentale moderno. Completamente indipendente da qualunque figura superiore a lui. Si fa consegnare il patrimonio, e parte per la sua avventura, il suo viaggio per un paese lontano. E' l'illusione di potersi affrancare dalla propria origine, di poter dimenticare la propria nascita, di potersi realizzare senza legami, senza condizionamenti, attraverso il godimento dei beni. Ma la vita trascorsa nel gaudio e nella spensieratezza si scontra inevitabilmente contro il suo limite. Il giovane gaudente si ritrova schiavo del padrone dei porci. Chi pretende di essere libero, in senso assoluto, trova sempre qualcuno più libero di lui.
E’ la sfrenata ricerca di autonomia e di indipendenza, la forte determinazione a ricercare da sé la propria realizzazione, senza legarsi ad altri, senza regole, senza necessità di una coerenza. Tutto quello insomma che abbiamo visto incarnato nel primo figlio della parabola (che da questo punto di vista sembra essere di un'attualità sorprendente). Ma questo nostro atteggiamento astioso è ancora uno sguardo cristiano? Animato dall'amore di Dio?

 

 

 

 

2 L. “…Il padre misericordioso…”

 

La vita di questo figlio è spezzata, come spezzati sono i suoi sentimenti. Decide di tornare dal padre non come figlio ma come servo. Non torna per amore, torna per fame. Non per pentimento, ma per necessità. Il padre sta in attesa. Possiamo immaginarcelo sul terrazzo di casa che guarda lontano, verso l'orizzonte, nella speranza di vedere il figlio tornare. L'evangelista scrive che, quando il figlio «è ancora lontano», il padre lo vede e «commosso gli corre incontro, gli si getta al collo e lo bacia» (v. 20). Non sa ancora perché il figlio stia tornando, né conosce cosa gli dirà, ma non importa. Quel che conta è che sta tornando. Non gli permette di dire nulla e gli getta le braccia al collo. Il cuore del figlio si scioglie e così pure la sua lingua. Pronuncia poche parole. Sembra che il padre neppure stia a sentirle e, dopo averlo rivestito con abiti nuovi, con i calzari e con l'anello al dito, ordina di fare immediatamente una grande festa. Tutto in brevissimo tempo. A lui non interessa condannare e neppure assolvere, non interessa giudicare o pareggiare i conti, ma esprimere un amore esultante, indistruttibile, incondizionato. Dio è esclusivamente amore.

 

Contributi per la riflessione:
Come vedo il sacramento della Riconciliazione:

 


È il momento di far risuonare dentro di noi la parola del colloquio con la Trinità. Cerca nel testo sacro ascoltato una piccola parola divina da meditare e custodire nel cuore, sull’esempio di Maria di Nazareth.


* * * * * *

 

SILENZIO e INTERIORIZZAZIONE

 

 

Al Padre....

 

Al Padre, meta ultima della nostra vita.

 



La Parola si fa preghiera

Guida: “Ascolta Signore la mia voce”. (Sal 26, 7).
Tutti: “Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera”. (Sal 130, 2).

Preghiera spontanea (brevi preghiere di dialogo e di adorazione, di lode e di ringraziamento, di richiesta di perdono, di intercessione).

Ritornello: Il Signore è vicino a chi lo cerca (da ripetere ad ogni preghiera)

 

 

 

Contemplazione finale

(godere in silenzio della presenza del Signore mentre un lettore legge la seguente preghiera).

 

Stasera lo Spirito ci conduce dentro
 una contemplazione straordinaria.
Davanti ai nostri occhi l’immagine di
 un padre che si lascia comandare da un
 figlio prepotente ed esegue i suoi ordini.
Un padre che è figura di ben altro
 Padre - e che Padre! – che non si oppone alle
 richieste e alle scelte, anche le più egoistiche;
un Padre che ha un rispetto straordinario
 della libertà dei figli al punto da lasciarsi
 squarciare il cuore e tradire nell’amore.
Davanti a noi un Padre che è tutto
 cuore, tutto amore, tutto misericordia!
Lasciamo da parte i due figli e
 puntiamo sul Padre.

Davanti a quel Padre proviamo a far
 passare, sia pure per qualche attimo,
la nostra vita, le nostre scelte,
 i nostri egoismi, i rifiuti e
tradimenti non dissimili.
Davanti a quel volto che, dopo
 aver dato quanto richiesto,
continua a mostrarsi disponibile
 e sosta affidando al silenzio il suo
 amore e lasciandosi voltare le spalle;
davanti a quel pensiero continuamente
 acceso e sorretto da un’onda – l’onda
della speranza - che nessuno riesce
a bloccare;
davanti a quegli occhi che non
 smettono di scrutare l’orizzonte
in attesa di vederlo tornare;
davanti a quei piedi che si mettono
 in moto e gli corrono incontro
 alle prime avvisaglie;
davanti a quello sguardo
 intensamente profondo
che non presenta il conto ma
 incoraggia l’incontro;
davanti a
quelle braccia che si
spalancano invitanti e stringono
al cuore in una morsa d’amore;
davanti a quel cuore ferito
 che pure tiene pronta una festa
 per il ritorno avvenuto, rischiando
 l’incomprensione del figlio maggiore…
e di quanti conoscono solo una
 logica umana; davanti a quel Padre innamorato,
 rispettoso e ricco di misericordia,
proviamo a deporre, con il nostro
 peccato, ogni umana considerazione:
dimentichiamo il richiamo dell’avventura,
abbandoniamo il meccanismo della paura,
trascuriamo il sentimento della vergogna,
lasciamo svanire ogni tentativo di fuga,
depositiamo ogni rimorso bloccante
e corriamogli incontro per chiedere perdono.

La marcia ingranata si apra alla
 corsa per raggiungere in fretta
e perdersi in quel cuore di Padre
che aspetta e già tiene pronta la festa.
Perché perdersi tra quelle braccia
 è il nostro unico, vero guadagno.

 

 

 

 

Canto per la Benedizione eucaristica: Tantum ergo
Sac: Preghiera (solo il sacerdote in piedi)

 

Concedi, o Dio Padre, ai tuoi fedeli di innalzare un canto di lode all’Agnello immolato per noi e nascosto in questo santo mistero, e fa’ che un giorno possiamo contemplano nello splendore della tua gloria. Per Cristo nostro Signore. T –Amen.


Dopo la benedizione:
Tutti: Dio sia benedetto…

Canto per la comunione.