Domenica delle Palme - Anno C - giovedì 29 marzo 2007


Canto di esposizione e invocazione di adorazione

Sac.: Sia lodato e ringraziato ogni momento. Tutti: Il santissimo e Divinissimo Sacramento. gloria….

 

 

Con Maria.....

Con Maria, nostra Madre

Sac: Maria, donna di fede, di speranza e di amore,
donna trasfigurata dallo Spirito con nel cuore e sul volto la pienezza di grazia e di amore, disponi in questo tempo di grazia il nostro orecchio e il nostro cuore all’ascolto della Parola di Dio, perché possiamo incarnarla nella vita di ogni giorno come ci hai insegnato



Tutti: Madre, che la maternità non contamina
e il trascorrere del tempo non scalfisce,
rendici partecipi della tua piena disponibilità alla Volontà del Padre e concedici la tua stessa apertura di cuore all’azione dello Spirito perché, accogliendo la Parola del tuo Figlio,
sappiamo affrontare coraggiosamente le difficoltà e le fatiche della vita e impariamo a rispondere il nostro “eccomi” con sempre maggiore entusiasmo,
sostenuti dall’insegnamento di Gesù tuo Figlio
del quale anche noi, come te, desideriamo farci discepoli per le vie dell’obbedienza e del servizio,
perché passando attraverso il mistero della croce e in una fedeltà operosa, giungiamo alla celebrazione della Pasqua eterna
dove tu insieme a lui ci attendi.

Tutti: Madre di Gesù guidaci a Cristo Via al Padre, Vita, Verità e salvezza di ogni uomo.

 


Invocazione e canto allo Spirito

 

 

 

Per Gesù....

Parola del Padre - Invito all'ascolto

 

 

Guida: Gesù è parola del Padre per noi. Lui stesso ha detto: “Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano”. (Lc 11, 28).
Tutti: E noi gli diciamo: “Parla, Signore, il tuo servo ti ascolta”. (1 Sam 3, 10).

 

 

Il sacerdote legge la LETTURA BIBLICA (Lc 19,28-40).



Lettura dal vangelo di Luca:

 

In quel tempo, Gesù prosegui avanti agli altri salendo verso Gerusalemme. Quando fu vicino a Betfage e Betania, presso il monte detto degli Ulivi, inviò due discepoli dicendo: “Andate nel villaggio di fronte; entrando, troverete un puledro legato, sul quale nessuno è mai salito; scioglietelo e portatelo qui. E se qualcuno vi chiederà: Perché lo sciogliete?, direte così: Il Signore ne ha bisogno”.
Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto. Mentre scioglievano il puledro, i proprietari dissero loro: “Perché sciogliete il puledro?”. Essi risposero: “Il Signore ne ha bisogno”. Lo condussero allora da Gesù; e gettati i loro mantelli sul puledro, vi fecero salire Gesù. Via via che egli avanzava, stendevano i loro mantelli sulla strada. Era ormai vicino alla discesa del monte degli Ulivi, quando tutta la folla dei discepoli, esultando, cominciò a lodare Dio a gran voce, per tutti i prodigi che avevano veduto, dicendo: “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”. Alcuni farisei tra la folla gli dissero: “Maestro, rimprovera i tuoi discepoli”. Ma egli rispose: “Vi dico che, se questi taceranno, grideranno le pietre”.

 






Tutti: “Lampada per i miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammino” (Sal 119, 105).

 

 

Suggerimenti per la meditazione:

 

 1 L. “Gesù prosegui avanti agli altri salendo verso Gerusalemme.”

 

 

Gesù entra a Gerusalemme per dare compimento al mistero della sua morte e risurrezione. Un trionfo ambiguo, un’apparente fallimento, la vittoria definitiva dell’amore. Ingresso trionfale in Gerusalemme: giornata del più grave malinteso. Per gli apostoli è, finalmente, la realizzazione delle loro speranze. Gesù prende possesso della città regal, della città santa. Instaura il Regno, il loro regno. Anche per Gesù si tratta del Regno, ma in senso totalmente opposto. Oltre l’apparente successo, egli vede il suo futuro: il rifiuto, la condanna, la morte. Inaugura il Regno, ma il Regno di Dio, non quello degli uomini. Sara quel Regno che un soldato romano, sconvolto, scoprirà ai piedi della croce. In un morto, abbandonato da tutti, scoprirà improvvisamente l’affermazione dell’amore vittorioso. Riconoscerà in Gesù il Figlio di Dio.

 

 

 

2 L. -   “Gli inviati andarono e trovarono tutto come aveva detto.”

 

Gesù ha voluto preparare bene questo gesto, quasi un presentarsi ufficiale quale Messia preannunciato dai profeti. Quanti l’hanno capito? Neanche i più vicini. Non era facile accettare un Messia così sconcertante: cavalca un asino. Un Messia umile, che vuole portare il peso dei nostri peccati, un Messia crocifisso. Questa è la sorpresa: che Dio ha tanto voluto condividere con noi la vita da sostituirsi a noi nel nostro riscatto dal male e dal peccato. Solidale con noi, ha voluto esprimere a nome nostro e in  nostro favore, tutta la faticosa obbedienza che ci riscatta e ci salva davanti a Dio. Una condivisione portata fino all’estremo dono di sé, fino al segno del sangue. La croce allora è lo spettacolo della eccedenza di Dio, del suo voler strafare in amore, Dio ha voluto toccare il cuore perché la sua vittoria non è in potenza ma in amore.

 

 

 

1L - “Benedetto colui che viene, il re, nel nome del Signore. Pace in cielo e gloria nel più alto dei cieli!”

 

La celebrazione della settimana santa inizia con “L’Osanna!” e trova il suo momento culminante nel “Crocifiggilo!” del venerdì santo. Ma questo non è un controsenso; è piuttosto il cuore del mistero che la liturgia vuole proclamare: Gesù si è consegnato volontariamente alla sua passione, non si è trovato schiacciato da forze più grandi di lui. È lui stesso che, scrutando la volontà del Padre ha compreso che era giunta la sua ora e la ha accettata con l’obbedienza libera del Figlio e con infinito amore per gli uomini. Il Padre che ci ama vuole che, guardando a Gesù, accettiamo di seguirlo nella sua passione per condividere con lui la risurrezione. “L’Osanna!” e il “Crocifiggilo!” diventano la misura di un modo di concepire la vita, la fede e la testimonianza cristiana: né scoraggiamento per le sconfitte, né esaltazione per le vittorie, perché, come per Cristo, l’unica vittoria è la fedeltà alla missione ricevuta dal Padre.
Nel trascorrere della settimana ci faremo compagni di viaggio con Gesù, che nel salire a Gerusalemme, dichiara, fino alla morte, la sua fedeltà viscerale al Padre. La più grande testimonianza di fede attraverserà la morte e sperimenterà l’unica grande vita nella risurrezione. Seguiamo allora Gesù con la nostra piccola fede condividendola in comunità, perché la Chiesa diventi davvero il segno della presenza di Dio.

 

 

 

 

SILENZIO e INTERIORIZZAZIONE

 

 

Al Padre....

 

Al Padre, meta ultima della nostra vita.

 

È il momento di far risuonare dentro di noi la parola del colloquio con la Trinità. Cerca nel testo sacro ascoltato una piccola parola divina da meditare e custodire nel cuore, sull’esempio di Maria di Nazareth.


* * * * * *

 

La Parola si fa preghiera

Guida: “Ascolta Signore la mia voce”. (Sal 26, 7).
Tutti: “Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera”. (Sal 130, 2).

Preghiera spontanea (brevi preghiere di dialogo e di adorazione, di lode e di ringraziamento, di richiesta di perdono, di intercessione).

Ritornello:Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?. (da ripetere ad ogni preghiera)

 

 

 

Contemplazione finale

(godere in silenzio della presenza del Signore mentre un lettore legge la seguente preghiera).

 

          “Venite e saliamo insieme sul monte degli Ulivi”


Andiamo incontro a Cristo che oggi ritorna da Betania e si avvicina spontaneamente alla venerabile e beata passione, per compiere il mistero della nostra salvezza.
Viene di sua spontanea volontà verso Gerusalemme. Corriamo anche noi insieme a colui che si affretta verso la passione, e imitiamo coloro che gli andarono incontro. Non però per stendere davanti al suo cammino rami d'olivo o di palme, tappeti o altre cose del genere, ma come per stendere in umile prostrazione e in profonda adorazione dinanzi ai suoi piedi le nostre persone. Accogliamo così il Verbo di Dio che si avanza e riceviamo in noi stessi quel Dio che nessun luogo può contenere.
Egli, che è la mansuetudine stessa, gode di venire a noi mansueto. Sale, per così dire, sopra il crepuscolo del nostro orgoglio, o meglio, entra nell'ombra della nostra infinita bassezza, si fa nostro intimo, diventa uno di noi per sollevarci e ricondurci a sé.
Stendiamo, dunque, umilmente innanzi a Cristo noi stessi, piuttosto che le tuniche o i rami inanimati e le verdi fronde che rallegrano gli occhi solo per poche ore e sono destinate a perdere, con la linfa, anche il loro verde. Stendiamo noi stessi rivestiti della sua grazia, o meglio, di lui stesso, poiché «quanti siamo stati battezzati in Cristo, ci siamo rivestiti di Cristo» (Gal 3,27) e prostriamoci ai suoi piedi come tuniche distese.
   

                                  (ANDREA DI CRETA)

 

 

 

 

Canto per la Benedizione eucaristica: Tantum ergo
Sac: Preghiera (solo il sacerdote in piedi)

 

Concedi, o Dio Padre, ai tuoi fedeli di innalzare un canto di lode all’Agnello immolato per noi e nascosto in questo santo mistero, e fa’ che un giorno possiamo contemplano nello splendore della tua gloria. Per Cristo nostro Signore. T –Amen.


Dopo la benedizione:
Tutti: Dio sia benedetto…

Canto per la comunione.