LUIGI E GIUSEPPINA

Quando si fa un bilancio della propria vita oltre a ricordare fatti e circostanze si tira giù anche qualche numero , qualche data importante. Per poter raccontare tutta l’esperienza Oasi, in ogni particolare, si dovrebbe scrivere un libro o più di uno. Per dare un’idea di quello che questa esperienza ha rappresentato per noi basta dire che metà della nostra vita l’abbiamo vissuta proprio quì. Un arco di tempo lungo quasi venti anni che ci ha visti prima fidanzati, poi sposi e infine genitori impegnati con la propria famiglia. Se vogliamo contare ancora tutte le volte che abbiamo ringraziato il Signore per averci chiamato a lavorare nella sua vigna servirebbe un’appendice al libro.
Certo è che il Signore Gesù ha voluto ricompensare il nostro lavoro, il nostro impegno con doni innumerevoli e grazie sovrabbondanti.
C’è tanta emozione nel ripercorrere le tappe fondamentali del nostro cammino personale e di coppia in relazione a quello comunitario. La nostra esperienza all’Oasi risale al 1998. Una sera per una serie di coincidenze, conosciamo don Alberto, il quale raccontava di aver acquistato un terreno dove poter realizzare una comunità. Non aveva un progetto preciso e codificato ma traspariva in modo molto forte la disponibilità e l’apertura a realizzare quanto Dio man mano andava chiedendogli. E’ vivo in noi l’entusiasmo e l’emozione di quella sera quando verso mezzanotte venimmo a visitare questo luogo, la passeggiata tra rovi e spine recitando il rosario con la sola luce della luna. Tale esperienza coincideva con i primi passi di un cammino di conversione. Ambedue avevamo fatto da poco l’esperienza di Dio amore vivo e presente, dopo un lungo periodo di lontananza e di ricerca. Sentivamo la nostra esperienza simile a quella dei primi cristiani: è vero, avevamo incontrato Cristo, ma mancava qualcosa e, adesso, la provvidenza ci stava donando l’esperienza di una comunità. Era tutto in embrione, tutto da costruire ma questo ci dava ancora più entusiasmo e coraggio, si, sentivamo che il Signore ci stava interpellando, che forse aveva bisogno anche delle nostre povere ed insignificanti mani. Appariva chiara la coscienza di essere stati chiamati, la consapevolezza di essere stati”convocati” per la realizzazione di un progetto non umano. I nostri cuori erano colmi di una immensa gioia. Contemporaneamente è stata altrettanto forte l’esperienza con i primi fratelli di comunità. Ci accomunava lo slancio a voler creare rapporti basati non sulla semplice amicizia umana, bensì rapporti che avessero Cristo come modello. Questi fratelli e sorelle per noi, all’epoca, giovani ragazzi, sono stati un forte sostegno ed esempio di vita cristiana. Intanto nello scorrere del tempo è arrivato il matrimonio, i bambini, ma, possiamo affermare che la nostra vita per quanto le responsabilità familiari ce lo hanno consentito, è stata ritmata su quella comunitaria. Leggendo questi anni alla luce della fede l’elemento che ha caratterizzato il nostro percorso umano e spirituale è stato il concetto di amore. Un amore che affonda le radici sull’Amore per eccellenza “Cristo Gesù”, un amore che guarda e pone come termine di paragone la sua parola. Un amore esigente che ti spoglia, ti mette a nudo ti fa prendere le distanze da te stesso ma ti riempie il cuore della vera pace e di una gioia vera. Abbiamo cercato di declinarlo nella nostra vita, nelle nostre scelte, nei nostri criteri di giudizio. Ci siamo lasciati interrogare, mettere in crisi ma anche arresi e abbandonati al fascino che necessariamente emana. L’incarnazione di un concetto di amore che esula dalle logiche umane, che prende le distanze da schemi di giudizi, da categorie di pensiero basate sul comune buonsenso per aprirsi al rischio ed alla fatica di un orizzonte più ampio. Non sono mancati momenti di fallimento, di fragilità e debolezze umane ma con l’aiuto del Signore abbiamo sempre cercato di rialzarci e confidare nella divina provvidenza. Ringraziamo il Signore per quanto ci ha donato, da parte nostra rinnoviamo il desiderio a rimetterci nelle sue mani nello spirito dei servi inutili.
Luigi e Giuseppina