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E' INIZIATO IL MESE DEDICATO ALLA MADRE CELESTE
NEL CORSO DEL MESE INSERIREMO BREVI PENSIERI, PREGHIERE, CONTRIBUTI
15 maggio
PREGHIERA di una mamma ugandese
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"No Signore, non quest'anno.
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16 maggio
da
SUPREMI APOSTOLATUS
LETTERA ENCICLICA
DI SUA SANTITÀ
LEONE PP. XIII
Il bisogno dunque del divino aiuto non è certamente minore oggi di quando il glorioso San Domenico introdusse la pratica del Rosario Mariano per guarire le piaghe della società.
Egli, illuminato dall’alto, vide chiaramente che contro i mali del suo tempo non esisteva rimedio più efficace che ricondurre gli uomini a Cristo, che è "via, verità e vita", mediante la frequente meditazione della Redenzione, ed interporre presso Dio l’intercessione di quella Vergine a cui fu concesso di "annientare tutte le eresie".
Per questo motivo egli compose la formula del sacro Rosario in modo che fossero successivamente ricordati i misteri della nostra salvezza, e a questo dovere della meditazione s’intrecciasse un mistico serto di salutazioni angeliche, intercalate dalla preghiera a Dio, Padre del Nostro Signore Gesù Cristo.
Noi dunque, che andiamo ricercando un uguale rimedio a simili mali, non dubitiamo che la stessa preghiera, introdotta dal santo Patriarca con così notevole vantaggio per il mondo cattolico, tornerà efficacissima nell’alleviare anche le calamità dei nostri tempi.
Infatti, da quando tale forma di preghiera insegnata da San Domenico fu abbracciata e debitamente praticata dal popolo cristiano, cominciarono a rinvigorire la pietà, la fede e la concordia, e furono dappertutto infrante le manovre e le insidie degli eretici. Inoltre moltissimi erranti furono ricondotti sulla via della salvezza, e la follia degli empi fu schiacciata da quelle armi che i cattolici avevano impugnate per rintuzzare la violenza.
17 maggio
Corona del Santo Rosario appartenuta a Bernadette Soubirous
Santa Maria, Madre di Dio, conservami un cuore di fanciullo, puro e trasparente come l’acqua sorgiva. Ottienimi un cuore semplice che non assapori le tristezze. Un cuore magnifico nel donarsi, facile alla compassione; un cuore fedele e generoso, che non dimentichi alcun bene e non serbi rancore per nessun male. Fammi un cuore dolce e umile, che ami senza esigere di essere riamato, felice di sparire in un altro cuore, davanti al tuo divin Figlio. Un cuore grande e indomabile che nessuna ingratitudine possa chiudere e nessuna indifferenza possa stancare. Un cuore tormentato dalla gloria di Gesù Cristo, ferito dal suo amore, con una piaga che non rimargini se non in cielo.
(P. de Grandmaison)
18 maggio
La tua protezione ci liberi dal pessimismo, facendoci intravedere in mezzo alle ombre del nostro tempo le tracce luminose della presenza del Signore.
Alla tua tenerezza di madre affidiamo le lacrime, i sospiri e le speranze dei malati. Sulle loro ferite scenda benefico il balsamo della consolazione e della speranza. Unito a quello di Gesù, il loro dolore si trasformi in strumento di redenzione.
Il tuo esempio ci guidi a fare della nostra esistenza una continua lode all'amore di Dio. Rendici attenti ai bisogni degli altri, solleciti nel portare aiuto a chi soffre, capaci di accompagnare chi è solo, costruttori di speranza dove si consumano i drammi dell'uomo.
In ogni tappa gioiosa o triste del nostro cammino con affetto di madre mostraci il "tuo Figlio Gesù, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria".
Amen.
Giovanni Paolo II
19 maggio
"Niente di torvo nel suo sguardo, niente di arrogante nelle sue parole, niente di inverecondo nei suoi atti, niente di incomposto. Il suo aspetto rifletteva la santità della mente ed era espressione di bontà. Nel lavoro non si concesse tregua, nel cibo moltiplicò i digiuni. Quando sentiva il bisogno di ristoro prendeva cibi comuni. Si riposava per necessità e non per diletto. Non andava in giro, ma usciva di casa solo per recarsi al tempio in compagnia dei genitori o dei congiunti" (S.Ambrogio: Le Vergini)
"Maria è Colei mediante la quale gli uomini arrivano a Gesù, è Colei mediante la quale Gesù arriva agli uomini" (Paolo VI: Beatificazione di M.Kolbe)
20 maggio
Povere famiglie dove non si prega e non si ama la Madonna.
Sono molte le famiglie che si preoccupano solo del benessere materiale e fanno a meno della religione. Sono molte le famiglie dove non si prega mai, dove i figli crescono senza formazione spirituale.
Una famiglia veramente cristiana fu quella dei coniugi Luigi Martin e Zelia Guerin (genitori di Santa Teresa del Bambin Gesù), due sposi che fecero brillare nella loro casa le virtù cristiane.
Santa Teresa del Bambin Gesù, ultima di nove figli (altre tre sorelle si fecero anch'esse carmelitane), trasformò la sua vita conventuale in un canto d'amore. Ogni giorno offriva alla Madonna rose bellissime: penitenze, mortificazioni, sacrifici. Volle essere umile e semplice. Tutto sopportava per amore. E cantava il suo inno a Gesù e alla Madonna: "Voglio soffrire per amore. Canterò, canterò sempre, anche se debbo cogliere le mie rose in mezzo alle spine; il mio canto sarà più armonioso, quanto più lunghe e pungenti le spine". (liberamente tratto da MESE di MAGGIO di Evaristo Cardarelli)
(...) E tu non languisci,
o dur'alma mia,
vedendo Maria
languir per Gesú?
Che aspetti, che pensi?
Ogn'altra bellezza
è fango, è bruttezza;
risolviti su.
Sí, sí che trionfa
amor nel mio seno:
sí, sí vengo meno
per doppia beltà.
Se tardi v'amai,
bellezze divine,
or mai senza fine
per voi arderò.
Il Figlio e la Madre,
la Madre col Figlio
la rosa col giglio
quest'alma vorrà.
La pianta col frutto,
il frutto col fiore
saranno il mio amore,
né altro amerò.
Non cerco diletti,
mercede non bramo;
mi basta, se t'amo,
l'amarti è mercé.
Finale della canzoncina composta da SANT'ALFONSO M. DE' LIGUORI nel 1738
21 maggio
Quanto piú i giusti sono nell'innocenza, tanto piú riconoscono la loro povera miseria e praticano l'umiltà senza la quale non si può andare in cielo.
L'umiltà è come la catena del rosario; se la catena si rompe, i granelli se ne vanno; se cessa l'umiltà, tutte le virtú spariscono.
L'umiltà è come una bilancia: quanto piú ci si abbassa da un lato, tanto piú si è innalzati dall'altro.
Fu chiesto ad un santo qual era la prima virtú: «È l'umiltà», rispose - E la seconda? - «L'umiltà» - E la terza? - «L'umiltà».
L'umiltà disarma la giustizia di Dio.
CURATO D'ARS "Scritti scelti", a cura di Gérard Rossé
A voi, peccatori e peccatrici, uno più peccatore di voi offre questa rosa arrossata dal sangue di Gesù Cristo perché vi adorni e vi salvi.
Empi e peccatori impenitenti gridano continuamente: "Coroniamoci di rose" (Sap 2,8). Anche noi cantiamo: Coroniamoci con le rose del santo Rosario.
Ma quanto sono diverse le loro rose dalle nostre! Le loro sono i piaceri carnali, i vani onori, le ricchezze caduche che presto saranno appassite e corrotte. Le nostre, invece, sono i Padre nostro e le Ave Maria, recitati bene e accompagnati da buone opere di penitenza, e non appassiranno né periranno mai. Tra centomila anni la loro bellezza splenderà come oggi.
Le loro tanto decantate rose hanno solo l'apparenza di rose: in realtà sono spine che pungono con il rimorso durante la vita, che trafiggono con il rimpianto all'ora della morte, che bruciano per tutta l'eternità nell'ira e nella disperazione. Se le nostre rose hanno spine, queste sono spine di Gesù Cristo che egli tramuta in rose. Se le nostre rose pungono, esse pungono solo per qualche istante, unicamente per guarirci dal peccato e per salvarci.
da "Rosa Rossa - Il Segreto Meraviglioso del Santo Rosario"
(San Luigi Maria Grignion de Montfort)